Nove rinviati a giudizio per la morte della piccola Chloe: la famiglia è rappresentata dall’Avvocato Giuseppe Incardona. Tutti i dettagli.
Chloe è morta a undici mesi per una occlusione intestinale sulla quale non si è intervenuti chirurgicamente. I suoi genitori dal 2017 hanno dato inizio a una battaglia legale per avere giustizia, hanno anche inaugurato un profilo su Facebook “Giustizia per Chloe”.
Per il tribunale, adesso, in nove tra medici e chirurghi pediatrici dell’ospedale Garibaldi Nesima, devono affrontare un processo. I medici sono stati rinviati a giudizio dal gup di Catania Anna Maria Cristaldi per la morte, avvenuta il 17 luglio del 2017, della piccola. Per quattro medici e altrettanti chirurghi il reato ipotizzato è di omicidio e lesioni colpose. Al nono imputato, un chirurgo pediatrico, è contestato il falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici. Nel procedimento sono state ammesse sei parti civili, tutti familiari della vittima, rappresentate dall’avvocato Giuseppe Incardona del foro di Palermo, che da 15 anni si occupa prevalentemente di casi di malasanità. L’azienda ospedaliera Garibaldi di Catania è citata come responsabile civile. “Le linee guida parlano chiaro in questi casi. Davanti a una diagnosi iniziale esatta, che prevedeva l’intervento chirurgico, ha fatto seguito un approccio farmacologico che si è rivelato fallimentare e che le stesse linee guida reputavano altamente rischioso. La famiglia ha creato un gruppo su Facebok per chiedere giustizia per Choe”, dice l’avvocato Incardona.
Chloe era stata ricoverata per una infezione intestinale il 27 febbraio 2017. L’intervento chirurgico per rimuovere l’occlusione intestinale non è stato eseguito perché sempre rimandato. Per questo, ricostruisce l’accusa, la bambina per “il protrarsi della patologia andava in arresto cardiocircolatorio cui conseguiva dapprima uno stato comatoso da sofferenza cerebrale diffusa ipossico ischemica protrattosi per sei mesi e successivamente il decesso”. Nel procedimento due medici sono anche accusati uno di avere “falsamente attestato di avere eseguito personalmente il massaggio cardiaco alla bambina” e un altro per “attestato falsamente” che l’operazione “si rinviava per condizioni ottimali (nonostante la grave situazione clinica della bambina) per altro intervento di emergenza improrogabile (ciò in contrasto con la realtà dal momento che la sala operatoria di chirurgia pediatrica era libera)”.
La prima udienza del processo si terrà il 21 settembre del 2021 davanti la sezione penale del Tribunale in composizione monocratica.
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