Catia Viscomi entrò in coma dopo il cesareo: il Processo di Primo Grado segna una condanna e una assoluzione.
Il cerchio segnato dall’Avvocato Incardona sin dall’inizio, si chiude. Tutti i dettagli della sentenza del 24 settembre 2020 del Tribunale Penale di Catanzaro
Catia Viscomi, l’oncologa in coma da circa sei anni dopo aver dato alla luce il 17 maggio 2014 con un parto cesareo il suo primo figlio all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, ha avuto Giustizia ed insieme a lei, i familiari .
L’anestesista aveva staccato gli allarmi acustici perché i beep le davano fastidio e la partoriente, durante una crisi respiratoria non rilevata, entrava in coma. Dalla cartella clinica tuttavia, non si evince alcuna anomalia e nessuna irregolarità.
L’Avv. Giuseppe Incardona sin dall’avvio delle indagini seguiva il caso e tuttavia, dopo qualche mese, l’anestesista 53enne moriva ed il procedimento veniva così archiviato.
L’Avv. Giuseppe Incardona quindi, individuate altre ipotesi di responsabilità sui sanitari che, in qualche modo, avrebbero dovuto impedire la presenza in sala operatoria di un anestesista, probabilmente abituata a disattivare gli allarmi delle macchine operatorie che le competevano, tutelava i propri assistiti coadiuvandoli a presentare nuove ed autonome denunce contro i medici del Pugliese Ciaccio che avrebbero dovuto impedirle di mettere piede in sala operatoria.
Tra l’altro, la cartella clinica, secondo i periti dell’avv. Giuseppe Incardona ( per come accertato dal Tribunale), era stata anche manomessa ( erano presenti in cartella, due fogli identici ma con un testo differente).
L’indagine e la difficile Via battuta per dare Giustizia a Catia, ripartiva su altri fronti e così dopo un travagliato rito abbreviato durato quasi 4 anni, finalmente la sentenza: il ginecologo presente al parto viene condannato per non avere impedito la presenza dell’anestesista in sala operatoria e per avere modificato la cartella clinica mentre il sanitario responsabile della rianimazione, è stato assolto.
Le parti civili vengono rimesse al Giudice Civile.
E così si chiude il cerchio di una vicenda di malasanità difficile e tortuosa.
Si dovranno attendere 90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza. Secondo le ipotesi accusatorie, il Dr. Quintieri, che rispondeva di lesioni e falso ideologico non avrebbe impedito all’anestesista in servizio (poi deceduta) la disattivazione delle apparecchiature, attestando nella cartella clinica circostanze contrarie al vero.
Gli appelli dei familiari, sostenuti e supportati sin dall’inizio dall’Avv. Giuseppe Incardona non sono stati vani.